Spunti di riflessione


Scoprirsi parte di un tutto significa riconoscerci spazi e compiti e desideri, assumerci responsabilità, sentire e far sentire la nostra voce. Di fronte alla desolazione in cui siamo immerse, e immersi, non possiamo più dire: noi non c’entriamo. Se qui non siamo entrate, dove siamo? che lingua parliamo, se in questi anni, sempre più numerose, non siamo riuscite a farci sentire? L’ipotesi di un linguaggio di genere, formulata quarant’anni fa dal movimento femminista, coincideva con il sogno che le nostre voci avrebbero potuto cambiare il mondo. È arrivato il momento – soprattutto qui e ora, in un paese nel quale è sempre più faticoso riconoscersi – di fare i conti con quella ipotesi, portandone alla luce la forza e le fragilità, per vedere insieme se e come possa essere oggi ancora vitale. E la risposta appassionata delle autrici – non soltanto di quelle che abbiamo chiamato per questo primo incontro, ma anche di tante altre che con generosità hanno accolto come loro il progetto – ci conferma quanto sia necessario strapparci di bocca le parole consumate e spalancare gli occhi sulla realtà, anche a costo di affrontare i limiti che abbiamo preferito ignorare, di portare alla luce i conflitti che abbiamo spesso nascosto.  
  • La poesia è lo specchio impudico e inesorabile che noi puntiamo su questa realtà, senza sapere che immagini, anche di noi stesse, ci potrà restituire.
  • Questo testo uscirà a metà ottobre sul terzo numero di “Alfabeta2

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