lunedì 16 gennaio 2017

Concorso di scrittura epistolare per Studenti siciliani :Scrivere a Maria Occhipinti

Concorso di scrittura epistolare per Studenti siciliani


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Ma chi era Maria Occhipinti?

Povera, combattiva, di sinistra, la giovane ragusana Maria Occhipinti
(1921-1996) non si capacitava che a chiuderla in galera in quel gennaio 1945
fosse la nuova Italia democratica e antifascista. Lei figlia di un muratore
e di una cucitrice, costretta a lasciare la scuola a dispetto dell'amore per
i libri, lei con la sua storia di sofferenze e riscatto, dall'infanzia
difficile alla guerra, da una gravidanza di stenti alla morte della bimba
appena nata, dalla ripresa degli studi all'approdo al comunismo, alle grandi
speranze all'arrivo degli americani, alle lotte contro il carovita. Quasi un
prototipo di biografia militante da portare a esempio - ma solo fino
all'inverno '44-'45, quando il governo Bonomi emana i bandi di leva per un
contingente da affiancare alle truppe alleate: al nord partigiano si addice
il volontariato, al sud toccano le cartoline rosa. Di fronte alla renitenza
generalizzata in tutto il centro-sud e nelle isole, si passa ai
rastrellamenti casa per casa e alle retate, e ne nascono scontri
violentissimi con migliaia di arresti, decine di morti e feriti. E' la
rivolta chiamata dei "non si parte", che cambia segno alla vita di Maria.
Sulla provinciale di Ragusa il 4 gennaio 1945 avanzava un camion carico di
ragazzi catturati nel popolare quartiere "Russia"; e tra la piccola folla di
donne disperate c'era lei, incinta di cinque mesi, che quattro anni prima
aveva visto partire il marito e ora, decisa a non sopportare piu' che lo
stato si impadronisca dei giovani, si stende davanti alle ruote, dando il
via alla fuga dei rastrellati. Comincia cosi' la breve epopea della citta',
e comincia la repressione giudiziaria. Identificata come leader, Maria e'
portata al confino a Ustica, dove partorisce la sua seconda bambina e
rischia di perderla per mancanza di cure, poi al carcere di Palermo. Quando
esce per amnistia, il 7 dicembre 1946, scopre che il marito l'ha
abbandonata, peregrina per molte citta', in Svizzera incontra un mondo
diverso, che le sembra piu' adulto, piu' rispettoso ed equilibrato nei
rapporti uomo/donna e che le fa apparire gli uomini siciliani "piccini,
quasi balbettanti". Resta fuori d'Italia per molti anni, mentre sulla lotta
dei "non si parte" c'e' un generale silenzio.
All'estero lavora duramente, ma trova il tempo di scrivere Una donna di
Ragusa, meta' autobiografia meta' cronaca della rivolta. Racconta i
protagonisti, studenti, donne, contadini, reduci da tutti i fronti, molti
socialisti e comunisti. Spiega che semplicemente nessuno voleva piu' saperne
di fare la guerra, tanto meno per Vittorio Emanule e Badoglio; che nessuno
credeva piu' sulla parola a chi prometteva un esercito diverso, epurato
dalle vecchie ingiustizie e gerarchie. Mostra quanto abbiano avuto torto le
forze politiche, compreso il suo partito di riferimento, il Pci, che hanno
liquidato la rivolta come frutto di manovre separatiste o di un rigurgito
fascista.
La calda simpatia di alcuni intellettuali, in primo luogo di Enzo Forcella,
non basta a creare consenso intorno a un testo scomodo e a una figura come
Maria, antifascista che disobbedisce agli ordini dell'antifascismo,
comunista dal cuore anarchico. Una donna di Ragusa resta a lungo un libro
per pochi , mentre nell'autrice si vede soprattutto l'erede delle donne di
ancien regime tante volte insorte a difesa degli interessi della comunita'.
in parte e' cosi'. Ma Maria e' anche una moderna ribelle che fa un gesto
imprevisto: molto prima che nascano l'interesse per la storia "dal basso" e
il mito della spontaneita' popolare, rivendica per se' il diritto di parola
e di giudizio disconoscendo a politici e specialisti il monopolio
dell'interpretazione. Dal suo racconto esce male la nuova Italia,
nordcentrica, sprezzante verso il sud, incapace di riconoscere le proprie
aporie e incline a vedere in ogni lotta "irregolare" un anacronismo o un
complotto; ne esce esaltata l'iniziativa personale, senza capi ne'
organizzazione. Ancora oggi, che abbiamo imparato a distinguere i diversi
dopoguerra e le diverse reazioni popolari, della difficilmente catalogabile
eroina di Ragusa nei convegni sulla Resistenza spesso ci si dimentica di
parlare.


http://sellerio.it/it/catalogo/Una-Donna-Ragusa/Occhipinti/407